KENYA: UN DETENUTO LIBERATO DAL BRACCIO DELLA MORTE, UN ALTRO CI RESTA

27 Aprile 2021 :

Dopo aver trascorso sette anni nel braccio della morte del Kenya, il detenuto Dickson Amalemba Lisanza è stato liberato, secondo quanto riportato da The Standard il 27 aprile 2021.
La condanna a morte di un altro prigioniero, Geoffrey Cheruta, è stata invece confermata.
I giudici Hannah Okwengu, Fatuma Sichale e Patrick Kiage hanno affermato che il tribunale di primo grado e l’Alta Corte di Kakamega non hanno preso in adeguata considerazione la difesa di Lisanza.
Hanno stabilito che non ci sono prove sufficienti per collegarlo direttamente a una banda che ha fatto irruzione e derubato con violenza gli abitanti del villaggio di Mukhoinje a Kakamega nel 2012, lasciando un morto e decine di feriti.
"Notiamo che l'Alta Corte non ha rianalizzato e preso in considerazione in modo indipendente le prove relative all’identificazione di Lisanza, né il fatto che fosse solo un testimone ad affermare di averlo identificato tra i sei rapinatori", hanno detto i giudici.
Gli stessi giudici, d'altra parte, hanno respinto la difesa di Cheruta, che era principalmente basata sulla costituzionalità della condanna a morte che gli è stata inflitta.
"Mentre è vero che la Corte Suprema nella causa Francis Karioko Muruatetu vs Republic ha stabilito che l'aspetto obbligatorio della condanna a morte sia incostituzionale in quanto nega la discrezionalità del tribunale nello stabilire la sentenza, tuttavia non ha dichiarato fuorilegge la condanna", hanno detto i giudici.
Osservando che la pena può essere inflitta solo in circostanze appropriate, i giudici hanno stabilito che Chiruta sia coinvolto in una rapina in cui una vittima è stata uccisa a sangue freddo. "Date le circostanze, la condanna a morte che gli è stata inflitta è appropriata".
Altri quattro detenuti coinvolti nello stesso caso sono stati liberati da un tribunale nel 2014.
Lisanza e Cheruta avevano presentato ricorso contro le loro condanne capitali presso l'Alta Corte di Kakamega, ma il 4 febbraio 2015 la Corte aveva respinto entrambi i ricorsi.

 

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