Intervento di Padre Bertagna al V° Congresso di NtC

08 Gennaio 2014 :

Attraversare la violenza: il cammino di Caino

 

Brevi note su Gen 4, 1-16*

 

Padre Guido Bertagna

 

 

1.      Nascita di Caino: ho acquistato, ottenuto, generato  un figlio da/con Dio. Alcuni autori (A.WENIN, Giuseppe o l’invenzione della fratellanza, Bologna 2007, 13ss.) vedono in questa espressione di Eva la radice di un’attitudine al possesso, alla brama dell’altro (il primogenito, in questo caso) che spinge di fatto a escludere ogni altro, ritenendolo comunque e sempre un concorrente, un ostacolo alla propria volontà di dominio su tutto.

2.      Abele: significato del suo nome: alito, soffio, vuoto, senza consistenza è Sl 39,6.7.12; 62,10 (“Sono un soffio gli uomini/insieme sono meno di un soffio”); 144,4; Qo 1,1; Gb 7,16 – Abele nasce come fratello e, nascendo, fa di Caino un fratello. La fraternità nasce fragile, un soffio, da custodire, una fraternità tutta da costruire.

3.      Diversità strutturale: se la coppia uomo-donna è chiamata a essere “uno”, i fratelli sono strutturalmente diversi. Una diversità che è ricchezza, che è buona, una possibilità.

Cultura (pastore/contadino)

Culto: le offerte corrispondono alla cultura, cioè alla vita di ognuno

4.      Discriminazione? Il diverso esito dell’accoglienza della offerte incrina il fragilissimo rapporto tra fratelli.  A partire da una citazione di Pr 15,18: “Il Signore aborrisce il sacrificio dei malvagi e accetta la supplica dei giusti”, si ricava un (arbitrario) giudizio morale, retributivo. Diverse interpretazioni, quindi, specie sull’offerta di Caino:

Frutti della terra e non il suo cuore

Frutti deteriorati

Cercava solo il guadagno (“ha cuore e occhi solo per il denaro, per spargere dolore innocente”, Ger 22,17)

Targum Jonathan: discussione teologica tra i due in campagna, emerge l’incredulita di Caino

Rav Eliezar: Eva ebbe Caino da una relazione col serpente e Abele da Adamo

K.Westermann dà la colpa a Dio e assolve Caino

5.      Guardò/non guardò: da leggere in termini di preferenza, comparazione espressa per  negazione e affermazione. Forse una preferenza di Dio per il minore (come per Giacobbe, Giuseppe, Davide). Certamente, la libertà di Dio, pluralità che fonda la fraternità e la varietà buona tra le persone e che si esprime anche nella differenza dei destini. Lo sguardo di Dio su Abele dà fondamento alla vita di quest’ultimo e gli offre consistenza agli occhi di Caino. In un certo senso, lo presenta e lo accredita nel suo diritto all’esistenza.

6.      Protesta: insopportabile questa differenza. Cammina a “faccia caduta” (testa bassa, noi diremmo: depresso). Offeso anche in quanto primogenito? Oltre a Dio c’entra anche l’atteggiamento del fratello che potrebbe averlo provocato? (l’Autore non lo dice e non ve n’è traccia nella narrazione). Caino appare tutto preso dal suo desiderio frustrato, una bramosia che ha invaso tutto lo spazio, fino a cancellare la differenza rappresentata dall’altro.

7.      Richiamo: invito a rientrare in se stesso. Dio dedica più attenzione a lui che ad Abele, nella sua preoccupazione è davvero primogenito. Cf Pr 23, 19.22.25. Dio occupa il posto di un padre per salvare i primi due fratelli dell’umanità. Richiama un’esigenza di lucidità, chiede una presa di distanza dal proprio mondo affettivo, dalla prigione del proprio desiderio assolutizzato.

8.      Il peccato: come la domanda al profeta Giona: “Ti irriti a ragione?” (cf Gn 4,4.9). Il peccato è immaginato come un animale feroce e aggressivo. Carattere bestiale e feroce: come gli animali mitici alle porte dei templi assiri. Alla porta, cioè, nel passaggio tra interno e esterno, tra percepire e assimilare, tra reagire e sentire. Punto critico della persona umana. Il peccato ti brama – con intenzioni aggressive: si esprime con la stessa parola il desiderio sessuale della donna per l’uomo, in Gen 3,16: brama di possesso, quasi di identificazione. Come l’aggressione del serpente di Gen 3, 1ss. L’insegnamento di Dio a Caino verte sull’essere signore del proprio sentire: Sl 7, 15 (//Gb 15,35): “ecco ha concepito un crimine, è pregno di malvagità, partorisce menzogna. Concepisce malizia e partorisce sventura, porta in ventre l’inganno”. Cf anche Rom 6,2.12.14 e 7,17: la lotta di Paolo nella lacerazione percepita profondamente tra il sentire e l’agire.

9.      Delitto: ma Caino non accetta l’istruzione di Dio, “porta in ventre l’inganno”. “Andiamo in campagna”, e scritto nella versione italiana.  Ricostruzione congetturale: manca questa frase nel testo ebraico. La violenza del crimine appare allora come il sostituto simbolico del dialogo divenuto impossibile. Caino non riesce a parlare ad Abele, proprio come i fratelli non riescono a parlare a Giuseppe. Riuscire a rivolgere la parola avrebbe forse permesso di umanizzare i vissuti che caino portava dentro, soffrendoli con tormento. Abele è assassinato “in campagna”. Meglio forse tradurre “terreno brullo. Commenta S. Ambrogio: “Che vuol dire “andiamo nei campi”, se non che sceglie per il fratricidio un luogo dove non si genera? Infatti, dove sta per uccidere il fratello, se non dove mancano i frutti? Non dice: Andiamo nel Paradiso, dove fioriscono i meli. I fratricidi mostrano che non raccolgono frutto dal loro crimine, che non rimane frutto in loro. Rifuggono dai buoni ambienti: il ladro fugge dal giorno come da un testimone d’accusa, l’adultero di vergogna della luce, il fratricida rifugge dalla fecondità (Ambrogio, De Cain et Abel).

10.  Fratricidio: ogni omicidio è fratricidio. Dopo il fallimento del dialogo nella Creazione (Adamo che si nasconde), quello nella coppia (si rompe la breve armonia tra Eva e Adamo, si scaricano le colpe uno sull’altra), ora quello nella fraternità che annuncia, all’orizzonte, il fallimento del dialogo interno alla comunità degli uomini (Torre di Babele, Gen 11).

11.  Giudizio: Dio con Caino, prima del delitto, è più nel suo ruolo di padre; qui è più in veste di giudice.

Dov’è Abele tuo fratello? E’ l’eco del “dove sei?” detto ad Adamo nel Giardino: è la domanda che sostiene la presa di coscienza e di responsabilità. Nello stesso tempo, non lascia solo l’uomo nella difficile risposta.

Caino, a differenza di Adamo nel Giardino, non si sottrae allo sguardo di Dio. Risponde e la sua risposta contiene una menzogna (“non so”) e una rinuncia (“Sono forse io il custode…”), la ricusazione formale ad essere custode (a prendersi cura).

Prova del sangue: la voce del sangue. Un GRIDO. Sangui: al plurale. Non solo la persona uccisa ma tutte le generazioni che da lui non arriveranno più, le relazioni spezzate, la vita (di tanti) interrotta: la linea di Abele è interrotta anche dopo di lui.

12.  Sentenza: fondata sull’esilio (che commuta la pena di morte):

“vendetta ecologica”: come se Caino il contadino avesse compiuto una semina fatale e avesse depositato un seme di maledizione nell’’adama. “Il suolo non ti darà la sua forza…”, il sostegno.

La terra rifiuta la sua forza vitale. Fine della fecondità

Errante, vagabondo: smarrito in se stesso, anzitutto. “Come chi vacilla e vaga”: senso del barcollare da ubriaco.

13.  Caino comprende la propria responsabilità (‘awon e nasa’). Anche qui diverse traduzioni possibili:

-          La mia colpa è troppo grave per sopportarla

-          La mia colpa è troppo grave per essere perdonata

-          La mia responsabilità mi opprime (= è peso insopportabile)

-          Il mio castigo è troppo grave per tollerarlo

-          La mia ribellione è tanto grave che non posso sopportarla, ma tu hai potere di perdonarla

Dovrà nascondersi da Dio? Am 9,3; Gb 13, 20; Sl 139, 7-12. Sembra un’esecuzione differita crudelmente facendola pesare senza sosta sulla coscienza: “Il malvagio fugge anche se non lo inseguono” (Pr 28,1). Caino, come ognuno di noi, forse, imparerà che questo sguardo, questa presenza, non è persecutoria né punitiva ma è premura, amore tenero e ostinato.

“Chiunque… pagherà moltiplicato per sette”: uccidere chiunque, anche un omicida come Caino, scatena la spirale della violenza. Dio riserva a sé la custodia della vita. Di tutti, a cominciare da quella di Caino. Nessuno, per nessuna ragione, può disporre della vita di un altro. Il “segno” non è la vendetta né la paura della ritorsione (che ci fa vivere vicini ma a debita distanza gli uni dagli altri: è la vita nelle nostre città di cui, significativamente, Caino è primo fondatore). Il “segno” è memoria di un’appartenenza, di un’immagine profonda e di una somiglianza al Creatore dalla quale Lui, per primo, non si ritrae.

“Lontano, nel paese di Nod”: cioè, in “vagaterra” èIl contadino è rimasto senza radici, senza fondo, e porta in giro il marchio del suo crimine. Lontano da Dio porta il marchio di Dio.

Intervenendo come voce dei “sangui” di Abele e totalmente identificato con la vita strappata alla vittima, unica voce possibile del debole eliminato, Dio è, insieme, totalmente identificato e presente nella cura di Caino, nella necessaria custodia della sua vita, una vita che dovrà riguadagnare l’umanità, che non potrà più essere scevra dalla consapevolezza del delitto commesso, nella continua e crescente elaborazione della sua colpa. Noi facciamo fatica a immaginare (e a vivere) questa capacità di stare contemporaneamente vicini a entrambi: o si è da una parte o si è dall’altra. Dio fa qualcosa di paradossale  (solo l’amore, forte e lucido,  sostiene paradossi come questo): per essere pienamente in ascolto di Abele interroga anche Caino e per fare piena giustizia dei sangui di Abele si prende cura di Caino.

 

Ecco il testo di Gen 4, 1-16:

 

1 Adamo si unì a Eva sua moglie, la quale concepì e partorì Caino e disse: «Ho acquistato un uomo dal Signore». 2 Poi partorì ancora suo fratello Abele. Ora Abele era pastore di greggi e Caino lavoratore del suolo.
3 Dopo un certo tempo, Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore; 4 anche Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore guardò Abele e la sua offerta, 5 ma guardò meno Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. 6 Il Signore disse allora a Caino: «Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? 7 Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dòminalo». 8 Caino disse al fratello Abele[: «Andiamo in campagna!»]. Mentre erano in campagna, Caino si alzò contro il fratello Abele e lo uccise. 9 Allora il Signore disse a Caino: «Dov'è Abele, tuo fratello?». Egli rispose: «Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?». 10 Riprese: «Che hai fatto? La voce dei sangui di tuo fratello grida a me dal suolo! 11 Ora ti maledice quella terra che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello. 12 Quando lavorerai il campo, esso non ti consegnerà più la sua fertilità: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra». 13 Disse Caino al Signore: «Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono! 14 Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere». 15 Ma il Signore gli disse: «Però chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!». Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato. 16 Caino si allontanò dal Signore e abitò nel paese di Nod, ad oriente di Eden.

 


 

 

* questi appunti devono molto al lavoro esegetico di biblisti come L. ALONSO SCHOKEL, Dov’è tuo fratello? Brescia, 1987; A. WENIN, Giuseppe o l’invenzione della fratellanza. Lettura narrativa e antropologica della Genesi, Bologna 2007; P.BOVATI, Ristabilire la giustizia. Procedure, vocabolario, orientamenti (Analecta Biblica 110), PIB, Roma 1986.