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Palestinian Authority President Mahmoud Abbas |
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PALESTINA. PRESIDENTE CHIEDE ANNULLAMENTO DI NUMEROSE CONDANNE CAPITALI
June 22, 2005: il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas ha chiesto al suo Ministro della Giustizia di annullare le sentenze emesse dalle Corti per la Sicurezza dello Stato, ha comunicato uno stretto collaboratore dello stesso Presidente, Rafiq Husseini.
Si tratta, tra gli altri, di almeno 10 condannati a morte, oltre che di diversi condannati per collaborazionismo in favore di Israele.
Tutte queste persone – ha continuato il collaboratore del Presidente – saranno riprocessate in tribunali civili, dove avranno accesso a processi più equi.
“Credo che il Presidente voglia la rimozione completa delle Corti per la Sicurezza dello Stato”, ha continuato il collaboratore di Mahmoud Abbas, aggiungendo che queste, seppure non più attive, “non applicano la legge come dovrebbero e non riconoscono all’imputato il diritto di presentare appelli alle corti di ordine superiore”.
Husseini ha detto che il Presidente non ratificherà le condanne capitali emesse dalle Corti per la Sicurezza e che si aspetta dal ministro della Giustizia Farid al-Jallad una risposta positiva circa la ripetizione dei processi.
Le dichiarazioni del portavoce di Mahmoud Abbas giungono a 10 giorni di distanza dalle esecuzioni praticate dall'Autorità Palestinese nei confronti di quattro uomini, condannati per omicidio. Le quattro esecuzioni sono avvenute il 12 giugno nella Città di Gaza, sollevando numerose critiche internazionali.
La decisione del Presidente palestinese di chiedere l’annullamento delle condanne e la ripetizione dei processi è stata accolta positivamente dagli attivisti per i diritti umani. “E’ un passo doveroso”, ha dichiarato Said Zeedani, docente di filosofia all’Università di al-Quds ed ex capo della Commissione Palestinese Indipendente per i Diritti Civili. “Il problema maggiore è la non efficacia del sistema giudiziario nel suo complesso, non solo quando ha a che fare con presunti collaborazionisti. Il giusto processo va preso con serietà”. (Reuters, 22/06/2005)
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